Lo sport diventa arte grazie agli NFT
Sono trascorsi due anni da quando Beeple, al secolo Mike Winkelmann, ha venduto all’asta
Everydays: The First 5000 Days per 42,329 RTH, equivalenti a 69 milioni di dollari: un collage di
5000 immagini digitali che proiettano l’arte digitale in un presente Non-Fungible Token, al sesto posto della classifica delle opere d’arte più costose di tutti i tempi; al terzo se s’escludono le
transazioni private; al primo dell’NFT Art.
Comprando un NFT, si entra in possesso di un certificato di proprietà registrato sulla blockchain, legato alla copia di un’opera digitale e molto spesso a una collezione d’arte: “figurine” milionarie, rarità digitali che generano un codice.
Oltre il retropensiero dello sciovinismo materiale, ovvero l’idea (radicata in tutti noi) che ciò che è
reale è materiale e non digitale (nonostante la dote che diamo a certi beni immateriali come i film,
la musica, le idee…), andrebbe ponderato il valore economico ed effettivo della carta con cui è
stata stampata la Bibbia a quarantadue linee di Gutenberg, o le tele su cui van Gogh ha dipinto i
Girasoli.
Assegniamo a certe opere d’arte un valore inestimabile per metonimia o per esperienza
sensoriale, ma anche nel caso degli NFT Art la loro smaterializzazione, così come la loro
riproducibilità, è solo apparente: perché un’opera d’arte digitale è “conservata” in un server;
perché chi compra l’opera è proprietario sulla blockchain di un certificato d’autenticità digitale.
Inoltre, ci sono alcuni collezionisti che comprano le opere stipandole nei caveau, altri per
rivenderle, molti ma non tutti per godere dell’arte stessa. Così la sfida degli NFT è il superamento
stesso del bene materiale a titolo di un valore artistico digitale.
«Gli NFT possono essere, se usati bene, uno strumento decisivo per gli artisti emergenti: per aprirsi
le porte in un mercato collezionistico e specialmente riportando l’artista a un ruolo centrale in
campo artistico – ci dice GIAN LORENZO COMANDINI, Blockchain & NFT Designer – Perché
sperimentare attraverso l’innovazione tecnologica è un valore aggiunto per quei nuovi artisti che, ne sono convinto, emergeranno grazie agli NFT».
Comandini è entrato in contatto con EXPlus in virtù della ricerca di figure di eccellenza nel mondo
NFT, fondatore di Orma Strategie Digitali per le aziende. Da lì è nato una liaison artistica che lega
l’NFT Designer romano alla community sportiva: «Per le collezioni artistiche degli atleti di EXPlus
posso sperimentare forme d’esplorazione dinamica, spaziando fra diversi stili visivi. Dalle opere realizzate con uno stile classico bidimensionale e quel tipico tratto sporco e grezzo di palette di colori, ai rendering tridimensionali che hanno colori elettrici “al neon”, in funzione di uno sviluppo futuristico e slanciato in avanti. Inoltre, grazie all’intelligenza artificiale, ho accesso a molte
tipologie di modelli: asset che sviluppo e uso come fossero un pennello».
È molto interessante anche il punto di vista di ANDREA SIMONELLI, il più giovane degli artisti che collaborano con EXPlus:
«Gli NFT sono una sostanza nuova, ma se ogni attività umana può diventare opera d’arte,
perché gli NFT non possono esserlo? Anzi, ci sono serie NFT di ampio successo alla stregua delle carte da collezione. Sono fenomeni visivi che tolgono nobiltà all’arte? Forse, ma ci sono ragioni commerciali molto fondate che legano l’arte al collezionismo… E il valore economico di un’opera non sempre ne rispecchia la portata artistica».
Andrea Simonelli, in arte Jack Pedalino, classe 2001, è un artista di EXPlus grazie a un suo
professore dell’Accademia di Belle Arti, Giuseppe Stampone, per la celebre realizzazione di
grafiche totem rappresentanti gli animali guida degli atleti, come il leone di Simone Giannelli o il
drago di Gregorio Paltrinieri: «Lo faccio con la massima libertà artistica, senza vincoli stilistici o
espressivi, esprimendomi “al naturale”. C’è stato un atleta preferito da un punto di vista grafico
ed è Gigi Datome col suo polpo, che ha richiesto molti step lavorativi… Prendendo sempre più
coscienza di quanto lui sia un atleta iconografico».
Non è infatti così scontato il rapporto degli artisti con lo sport, anzi… «Non sono un grande
appassionato sportivo – ammette Simonelli – e non è un mio intrattenimento, anche se sono
affascinato dagli atleti come maestri del corpo umano. La loro dedizione è notevole, così
specialmente simile alla passione che ha l’artista nel migliorare la sua arte».
«Amo il tennis da ex-giocatore – ci ricorda invece Comandini – ed è stata la presenza di Flavia
Pennetta, che da adolescente andavo sempre e veder giocare al Foro Italico, ad avvicinarmi a
EXPlus, mentre oggi mi sento molto affine a Gregorio Paltrinieri per la sua scelta di mettere la
tutela dei mari come tema fondante della sua “militanza sportiva”». Oltre ad essere testimonial
di EXPlus, infatti, Paltrinieri ha preso le sue passioni – il nuoto, il mare, il fondo, la cura
dell’ambiente – e le ha messe tutte dentro Dominate the Water, un circuito di gare di nuoto in
acque libere ideato e promosso dal campione olimpico per l’amore dello sport e della natura.
L’ultimo artista di EXPlus in ordine temporale ha invece un “alter ego” navigato nello sport con la
maglia blucerchiata della Sampdoria: «Un alter ego che parla coi muri e parla col mondo».
Perché ALESSANDRO PIANO è un ingegnere chimico che di mestiere fa il broker di cacao e da qualche anno dà sfogo alla sua vena creativa grazie all’icona senza tempo dei giocattoli a mattoncini:
«Statuette trasversali che per EXPlus diventano pezzi unici, arricchiti di un NFC che rendono
l’opera “Phigital” e traslano nell’NFT collegato, trasferendo l’alter ego dell’atleta nell’art toy».
Un alter ego, quello dell’artista genovese fondatore del progetto creativo Pop Corner Art, che
diventa un brand onnipervasivo perché nella pop art, come diceva Andy Warhol, i marchi sono
ovunque: «Sono pezzi unici firmati e numerati in resina epossidica trasparente: quattro colate,
dieci ore per ciascuna, lavorati a mano».
Così il dibattito è apertissimo e per molti aspetti sempre più stimolante su come si coniugano arte
ed NFT in un contesto storico così trasversale: «Il Moco Museum di Amsterdam è stato il primo
spazio espositivo a dedicare un’ala all’arte NFT, ma lo schermo fisico su cui vengono proiettate le
opere è parte integrante dell’opera stessa? Questo mondo virtuale è solo una provocazione o è il
nostro futuro?».
Ai posteri l’ardua sentenza mentre Lorenzo Marconi e Gabriele Vedani, rispettivi Founder & CEO e Founder & Chairman di EXPlus riportano il tema artistico sui binari sportivi:
Lorenzo Marconi: «Diversamente dalla musica, lo sport è ancora un po’ più freddo nei confronti
della tecnologia, nonostante stia diventando uno strumento sempre più necessario di supporto.
Arte e sport insieme danno un’emozione e le nostre emozioni sono contenuti tecnologici da
vivere in tempi più o meno sincopati, verso un risultato interpretato e finito».
Gabriele Vedani: «Sì, ci battiamo contro l’involuzione culturale di oggi e contro chi non crede nel bello sportivo, nell’arte dello sport, come per esempio una partita di tennis giocata al Foro Italico fra i Marmi. Poi che il bello venga digitalmente declinato, perché no, i nostri NFT Art esprimono un bello che non è oggettivo, ma senz’altro soggetto a giudizio e riconosciuto come pezzo d’arte».